Ho in progetto di fondere La Nebulosa Formica e il suo seguito, Universo Uno, in un unico romanzo, in quanto il secondo inizia esattamente dove finisce il primo. Pensavo, però, che potrei modificare il preludio. Cosa ne dite? Volete darmi il Vostro parere? Grazie!
Di seguito potete leggere le due versioni del preludio e dopo la votazione accederete subito ai primi tre capitoli del romanzo. Il preludio 1 è quello attualmente presente nel libro.
PRELUDIO 1
10 giugno 1921
La ragazzina guardava assorta il suo micio, accoccolato sul tavolo della cucina: dormiva beato, ristorandosi dalla calura che imprigionava ogni movimento.
Poi, furtiva, la fanciulla uscì dalla casa attraverso la porta che dava sul retro. S’infilò su per il declivio erboso, variopinto di margherite e fiordalisi, alla fioca luce di una giovane luna di fine primavera. Raggiunse ansimante la sommità della collina, avvolta in una lieve brezza calda che le gonfiava la gonna del vestitino.
Sollevò lo sguardo. Ciò che vide era quello di cui aveva bisogno: il buio totale, in cui innumerevoli puntini sfavillanti sembravano avventarsi su di lei insieme allo sfondo nero. Come potevano, tutte quelle luci, non riuscire a rischiarare a giorno il suo cielo? Eppure, nei minuscoli vuoti tra un puntino e l’altro, il nero era più nero di qualsiasi altro nero avesse mai visto!
Si sdraiò sull’erba, come su una coperta decorata a fiori, e rimase in adorazione della volta celeste per un tempo indefinito. Si perse nello spazio-tempo, tra le melodiose serenate che i grilli sembravano comporre solo per lei. Sentì la propria coscienza espandersi e diluirsi per raggiungere i più remoti confini dell’universo, oltre a quello che non vedeva, ma che, dentro di sé, sapeva esistere. Diveniva sempre più leggera, finché la contemplazione non riuscì più a distinguersi dalle visioni che il torpore disegnava nella sua mente. Come il micio, si accoccolò e, lambita dall’alito della brezza, si addormentò, continuando a sognare il cielo.
PRELUDIO 2
10 giugno 1921
La ragazzina aveva atteso a lungo. Ora che la grande casa era sprofondata nel buio e nel silenzio, era giunto il momento di mettere in atto il suo piano di bambina coraggiosa, pronta ad affrontare la notte. Proprio lei, che un po’ del buio aveva paura. Ma qualcosa la chiamava là fuori…
Scostò le lenzuola e si mise a sedere sul soffice letto di piume, attenta a non svegliare il micio che ronfava poco distante. Con un profondo respiro si alzò. Aprì l’uscio della camera, verificò il silenzio del corridoio buio e in punta di piedi sgattaiolò a destra verso le scale. Scese in cortile, raggirò le stalle e s’infilò su per il declivio erboso, variopinto di margherite e fiordalisi, alla fioca luce di una giovane luna di fine primavera. L’erba era fresca sotto i piedi nudi e il cuore le pulsava forte nel petto per la fatica e l’eccitazione. Raggiunse ansimante la sommità della collina, avvolta in una lieve brezza calda che s’infilava sotto la bianca camiciola, gonfiandola come una nuvola.
Sollevò lo sguardo: il buio era totale e innumerevoli puntini sfavillanti sembravano avventarsi su di lei insieme allo sfondo nero. Come potevano, tutte quelle luci, non riuscire a rischiarare a giorno il suo cielo? Eppure, nei minuscoli vuoti tra un puntino e l’altro, il nero era più nero di qualsiasi altro nero avesse mai visto!
Si sdraiò sull’erba decorata dai fiori e rimase in adorazione della volta celeste per un tempo indefinito, immersa nelle melodiose serenate che i grilli sembravano comporre solo per lei. Sentì la propria coscienza espandersi e diluirsi e divenire sempre più leggera mentre scrutava minuziosamente i bagliori della Via Lattea. Quella meraviglia fu l’ultima cosa che vide.