La predatrice dell’arca perduta

Quando arriva il momento dell’annuale spedizione della lettera al direttore dell’Osservatorio Astronomico di Brera – e questo lo faccio accadere, mannaggia a me, nel bel mezzo di agosto – mi viene il panico. Ma non è possibile che nel 2019 si debba ancora affrancare un francobollo su una lettera? E per fortuna che adesso non lo devi più leccare. Adesso è auto appiccicabile. Lo dico per chi non usa più questa forma di comunicazione dai tempi di mia nonna. Ora basta staccare la cartina sul retro e, con la soddisfazione di quando dovevi attaccare le figurine di Heidi sull’album, ecco che posizioni con meticolosa attenzione il tuo francobollo sulla busta (anche se manca il riquadro che negli album ti aiutava a posizionare la figurina ben dritta). 

Ricordo che qualche anno fa, per soddisfare il mio bisogno di un francobollo, mi recai alle Poste di Seregno. Dopo la mia bella ora di attesa, arrivò il mio turno. Sicura di trovare quello che cercavo, chiesi all’impiegato di poter acquistare l’oggetto del mio bramoso desiderio. D’altronde, ero nel regno dei francobolli! «Mi dispiace, siamo senza», fu la sua secca e insensibile risposta. Uscii da quell’edificio in preda a una confusione disperata, pensando alla successiva tappa della mia caccia al tesoro: un negozio di animali dove acquistare un piccione viaggiatore. 

Oggi, invece, è domenica. È l’11 di agosto, ore 12:30 circa e, approfittando della pia uscita per la Santa Messa festiva delle 11:30, mi porto Maurizio come sostegno nella temuta ricerca. Chissà, questa volta, quali sorprese mi riserverà. È comprensibile che qualche esercizio sia chiuso. Certo che anch’io potrei svegliarmi a luglio e far pervenire con facilità al direttore la mia letterina, ponendola con le mie mani dritta dritta nella sua casella di posta all’Osservatorio, all’ultima serata prima delle vacanze estive. Mi eviterei la ricerca spasmodica del raro francobollo sopra citato.

Quindi eccomi alla ricerca di una tabaccheria. Alle quattro strade c’è il solito Liett, affidabilissimo! Ma è agosto, che vuoi? Un bel cartello campeggia sulla cler grigia, segno riconoscibile, anche in lontananza, che la tabaccheria non è chiusa solo adesso che è domenica mattina, ma che anche nei prossimi giorni non ci devi sperare. «Ma sì, dai, ce ne sarà una in centro, andiamoci a piedi», dico io. Sotto il sole di mezzogiorno, in uno spopolato corso del Popolo, eccola lì la tabaccheria: chiusa. A Maurizio viene in mente di affidarsi alla tecnologia: wow, che comodità. Così andiamo a colpo sicuro! Come no! «Facciamo il giro e passiamo in via Umberto. Lì ce n’è una, sono sicura», anche se Google non la indica. Ma l’insegna, perpendicolare all’edificio, sporge ben chiara sopra una saracinesca chiusa. «Qui dice che anche in via Trabattoni c’è un tabaccaio», avvisa Maurizio tecnologico. «Sì, è vero», rispondo. «Si chiama Vizi e sfizi. Ahahah. Sì, sì, andiamo». Ma che vizi e sfizi, ora manco le necessità ci trovi qui, visto che anche questo ha le saracinesche abbassate invece di una bella porticina dietro a cui poter chiedere un piccolo francobollino. Sbircio sui distributori automatici, illudendomi di trovare questa cosa così fuori moda… infatti c’è di tutto, pure i preservativi (ma che è una farmacia? Ah no, solo vizi e sfizi, già…). Si capisce che il francobollo è solo per virtuosi.

Chiedo a Maurizio se non sia possibile farsi recapitare i francobolli da Amazon. La risposta è scontata: «Sì: francobolli da collezione». Sconsolata, mi viene in mente che c’è un tabaccaio anche in via Cavour. «Dai, dai quello è sempre aperto», profetizzo. Infatti: la tenda sporge sopra una fila di sedie mal disposte lungo la strada! Entro baldanzosa, sicura che la mia angosciante ricerca ha i secondi contati, tanto che tiro fuori il portafoglio, e chiedo con un bel sorriso alla ragazza «Avrei bisogno di un francobollo per lettera».  Lei mi guarda, incredula della richiesta, e con fare bisbetico di chi sa di colpire nel segno, mi risponde: «Mi dispiace, li abbiamo finiti».

Il giorno dopo…

Si replica. Senza troppa voglia esco di casa in auto, a metà pomeriggio, pensando di passare nei pressi del Liett e verificare le sue ferie. Il semaforo rosso dell’incrocio si presta proprio bene allo scopo. Non c’è dubbio alcuno, direi… Quindi svolto a destra e poi a sinistra alla rotonda, fino a raggiungere la tabaccheria che mia mamma mi aveva suggerito. Ma la tabaccheria mi sa che è diventata solo un bar. Ormai sono lì, c’è pure un comodo parcheggio. Ci tento. Entro già con la formula della disfatta: «Francobolli non li avete, vero?» «Eh, no. No, no» rispondono due cinesini. Risalgo in macchina e cerco con Google. Caspita! Mi ero completamente dimenticata del tabaccaio del quartiere di San Salvatore. Ma certo, lui è sempre aperto. Dai, Katia, ormai ci siamo. Ma appena lo vedo, dietro al bancone, mi sembra di sentire in anticipo la sua risposta «Non ne ho nemmeno uno». Gli rispondo «Ma lo sa che è illegale non tenere i francobolli in una tabaccheria? Mi sono informata». «Ah, è illegale?» mi fa eco il brav’uomo con candore. Esco e mi metto a parlare da sola perché devo sfogare la mia speranza appena svanita. Risalgo in macchina e mi affido ancora a Google. Decido pure di cambiare comune e ci provo con Albiate. Sarà aperto? Proviamo. Percorro il tratto di strada con la mia lettera in mano, fino alla tabaccheria e vedo pure una cassetta della posta… Sarà di buon auspicio? Entro con un gran sorriso nella tabaccheria e già la commessa si rende conto che il mio entusiasmo è eccessivo, come se mi leggesse nel pensiero. Infatti la risposta è «Mi dispiace, siamo senza». «Ma me lo dice come faccio a spedire questa?» le dico brandendo la lettera come fosse un’arma. Non sono arrabbiata, solo non ci posso credere! Torno indietro verso il parcheggio dove ho lasciato l’auto, ripassando davanti a quella ridicola cassetta delle lettere, spelacchiata di rosso, rimuginando di provare con le Poste seregnesi. E fantastico pure di arrabbiarmi se per spedirla mi toccherà fare una raccomandata. Assurdo! Cavolo, comincia anche a piovere! Ma aspetta un po’. Guarda guarda che ti vedo sulla sinistra, dall’altra parte della strada? Una tabaccheria? Ma Google non me la dava! Sono qui e tanto vale provarci. Appena vedo il signore dietro il banco capisco subito come andrà a finire. Formulo la frase magica e attendo. «Un francobollo per lettera…» mi fa eco facendo finta di pensarci e girandosi verso un quadernone. Pazzesco: lo vedo estrarre una fila di ben quattro di quegli esemplari in via di estinzione. La mia bocca si spalanca, come se avessi trovato l’Arca dell’Alleanza e quindi, con entusiastico sorriso e gli occhi sgranati di Mr. Bean, ammiro soddisfatta la figurina della signorina Rottermeier che finalmente adorna la busta di fianco al nome del direttore.

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